Tu che mi guardi, tu che mi racconti

Adriana Cavarero

Il significato del racconto sta infatti proprio in questo semplice risultare che non consegue ad alcun progetto, e nell'utilità figurale del disegno. Il disegno — non dei tratti confusi, ma l'unità di una figura — non è ciò che guida fin dall'inizio il percorso di una vita, bensì ciò che tale vita si lascia dietro, senza poterlo mai prevedere e neanche immaginare. [...] "Tutti i dolori sono sopportabili se li si inserisce in una storia o si racconta una storia su di essi", scrive Karen Blixen; e Hannah Arendt commenta, "la storia rivela il significato di ciò che altrimenti rimarrebbe una sequenza intollerabile di eventi".

La vita non può essere vissuta come una storia, perché la storia viene sempre dopo, risulta.

Nel generale spettacolo esibitivo che Arendt ci consegna, l'apparire non è infatti il fenomeno superficiale di una più intima e più vera "essenza". L'apparire è il tutto dell'essere inteso come finitezza plurale dell'esistere. [...] Ciascuno di noi è chi appare agli altri nella sua unicità e distinzione.

Ognuno di noi si vive come la propria storia, senza poter distinguere l'io che narra dal sé che viene narrato.

Non sono le vite a fornire i modelli ma le storie. Ed è difficile costruire storie alle quali adeguare le vite. Possiamo soltanto ri-narrare e vivere secondo le storie che abbiamo letto e sentito. Noi viviamo le nostre vite attraverso i testi.

Intollerabile, dunque, non è tanto una vita che "è sempre stata un no" e che a cinquant'anni la vede povera, sposata e senza figli, bensì il fatto che la storia di vita che ne è risultata rimanga senza narrazione. [...] La tradizione patriarcale tende a sintetizzare nel catalogo delle qualità femminili che riducono il chi a che cosa: una madre, una moglie, un'infermiera. Al di fuori di queste qualità, ossia al di fuori dell'ordine rappresentativo, le donne verrebbero dunque a esistere solo in senso empirico.

L'unicità del sé, per di più colpevolmente pretesa come reale e materialmente esistente, altro non è che una costruzione ideologica del canone autobiografico.